65 anni dopo si parla di 65 anni per tutti

Riforma AVS21

65 anni dopo si parla di 65 anni per tutti

12 settembre 2022 agvs.upsa.ch – La riforma dell’AVS, che sarà messa ai voti il 25 settembre, ha lo scopo di stabilizzare la difficile situazione finanziaria del primo pilastro, equiparando tra l’altro l’età pensionabile di uomini e donne. Per l’Unione professionale svizzera dell’automobile (UPSA) la riforma è indispensabile e chiede un chiaro e duplice «sì» alle urne.

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Fonte: iStock

kro. Breve cronistoria, come è stato possibile leggere ultimamente: al momento dell’introduzione dell’AVS nel 1948, per entrambi i sessi si applicava l’età pensionabile di 65 anni. Tuttavia, nel 1957 è stata apportata una correzione: l’età pensionabile della donna è stata ridotta a 62 anni. All’epoca si riteneva che la donna, a differenza dell’uomo, fosse troppo debole per lavorare fino a 65 anni. 
Esattamente 65 anni dopo (che coincidenza), domenica 25 settembre 2022, la popolazione svizzera ritorna su questa decisione e deve prendere una decisione rivoluzionaria: quella sulla stabilità finanziaria dell’assicurazione vecchiaia e superstiti (AVS). La riforma si articola in due proposte collegate tra loro: da un lato, l’aumento delle entrate e, dall’altro, l’adeguamento delle prestazioni. L’aumento delle entrate sarà garantito da un aumento dell’IVA (dal 2,5% al 2,6% per l’aliquota ridotta e dal 7,7% all’8,1% per l’aliquota normale). Gli adeguamenti delle prestazioni prevedono l’introduzione di un’età pensionabile uniforme, che sarà fissata per tutti a 65 anni. In altre parole: l’età pensionabile delle donne passerà gradualmente dagli attuali 64 ai 65 anni. La riforma comporta inoltre una maggiore flessibilità: sarà possibile scegliere liberamente di andare in pensione tra i 63 e i 70 anni e ridurre gradualmente l’attività lavorativa grazie a rendite parziali.
 

In linea con le quattro associazioni mantello dell’economia svizzera, l’Unione professionale svizzera dell’automobile (UPSA) raccomanda, per una serie di motivi, di votare sì alle urne. Uno di questi: «Abbiamo carenza di manodopera», afferma Pierre-Daniel Senn. Il vicepresidente dell’UPSA e membro del Comitato centrale dell’UPSA è convinto che l’età di pensionamento flessibile contribuisca anche a colmare questa lacuna. Ed inoltre, «nelle nostre professioni conosciamo situazioni che, con l’avanzare dell’età, possono essere pesanti a causa dello stress e della fatica fisica. È essenziale abbandonare il riferimento all’età fissa (64/65 anni) e passare ad un pensionamento flessibile in funzione dello stato di salute. L’Unione svizzera delle arti e mestieri (USAM) sottolinea inoltre che l’abbassamento dell’età pensionabile per le donne è ormai un concetto anacronistico e contraddice il fatto che l’aspettativa di vita delle donne supera di alcuni anni quella degli uomini. Pierre-Daniel Senn aggiunge che oggi le donne pagano il 34% dei contributi, ma ricevono il 55% delle rendite. «Dobbiamo assolutamente prendere le distanze da questo discorso sulle disuguaglianze, perché non ha senso».

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