Unica consolazione: occasioni e officina

Commercio alle strette

Unica consolazione: occasioni e officina

8 giugno 2020 agvs-upsa.ch – Il nuovo soffre per la crisi innescata dal coronavirus. Auto-suisse prevede un calo del 23 percento rispetto all’anno scorso. Ma ci sono anche bagliori di speranza.

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Lentamente le vendite del nuovo si rimettono in moto – le autofficine invece hanno sempre lavorato. Fonti: Media UPSA

sco./kro. «Che tu possa vivere in tempi interessanti» recita un anatema cinese di origine ancora incerta. E in effetti il mondo li sta vivendo. La pandemia di coronavirus e le misure per contenerla stanno lasciando evidenti tracce di frenata nell'economia globale. Quanto dureranno i postumi è ancora difficile a dirsi.

Quel che è certo è che l’industria automobilistica e quindi anche il ramo dell’auto sono stati centrati in pieno. Il Prof. Stefan Bratzel, responsabile del Center of Automotive Management (CAM) di Bergisch-Gladbach e relatore alla «Giornata dei garagisti svizzeri» 2019, prevede che il mercato automobilistico europeo crollerà del 21 percento. Quindi, se nel 2019 sono state piazzate 15,8 milioni di vetture, nel 2020 se ne venderanno solo 12,5 milioni. Bratzel parte però dal presupposto che le limitazioni alla vita pubblica e, di conseguenza, all’economia automobilistica resteranno invariate rispetto a oggi. Un altro suo assunto è che lo Stato stimolerà la domanda con degli incentivi. Se così non fosse, andrebbe preventivato un calo ancora più pesante delle vendite di auto.

I pronostici sono a tinte fosche anche per la Svizzera. auto-suisse prevede che nel 2020 verranno immatricolate solo 240 000 auto nuove (2019: 311 000), il che vuol dire un 23 percento in meno. Una stima condivisa da Christoph Keigel, garagista e presidente dell’associazione dei concessionari Renault, che ha affermato: «In termini numerici, le vendite dei due mesi persi, cioè marzo e aprile, rappresentano il 16 percento del totale annuale». La flessione del 23 percento parte però dall’assunto che la domanda riparta praticamente a razzo e torni a livelli normali. Keigel ha aggiunto che: «Sicuramente questo non succederà. Chi pronostica un calo di almeno il 30 percento è quindi più vicino alla realtà di chi invece prevede una contrazione inferiore al 20 percento».

Spesso e volentieri la situazione attuale viene paragonata alla crisi finanziaria del 2007/08. Eppure si distinguono per un aspetto fondamentale. Oggi non langue solo la domanda, fiaccata dal lockdown mondiale imposto dagli stati. Soffre anche l’offerta. Al tutto si aggiunge un grande problema per i concessionari svizzeri: chi configura e ordina un’auto nuova, in genere deve aspettare tre mesi circa prima di vedersela consegnare. Ogni vettura venduta a giugno, quindi, non arriverà a destinazione prima di settembre o ottobre – e con essa il relativo fatturato.

In che condizioni supereranno la crisi i concessionari di marca svizzeri? Per Markus Aegerter, membro della direzione UPSA e responsabile del settore Rappresentanza del ramo, dipende dagli importatori: «Sinora la maggior parte di loro ha dimostrato buon senso e ha sostenuto i garagisti». Ma i costruttori saranno da meno? Quante pressioni faranno?  Del resto, anche le case automobilistiche lotterebbero per la sopravvivenza se si verificasse il calo delle vendite in Europa previsto da Bratzel. L’UPSA e auto-suisse auspicano quindi degli incentivi all’acquisto che sostengano il commercio di auto. I grandi importatori Amag ed Emil Frey chiedono anche la sospensione delle sanzioni sul CO2 per il 2020. 








Markus Aegerter. Fonte: Media UPSA

Si prospetta quindi un commercio del nuovo «interessante», per tornare all’anatema cinese. Ma il crollo non tocca allo stesso modo tutti i garagisti. L’impatto sul commercio delle occasioni è stato infatti molto più blando, come ha constatato René Mitteregger, esperto di dati di auto-i-dat. Se ad aprile è stato piazzato il 67,2 percento in meno di vetture nuove per via della chiusura delle superfici di vendita ed espositive, il calo nel comparto dell’usato è stato di appena il 37,5 percento. «Per ogni auto nuova venduta sono state piazzate 4,49 occasioni», ha precisato Mitteregger. «Sono dati impressionanti che non hanno precedenti.»

L’esperto ha sì rilevato un aumento minimo dei tempi di fermo rispetto al periodo ante-coronavirus ma risultano ininfluenti per i prezzi. «A mio avviso, quelli delle occasioni dovrebbero aumentare. Viste le difficoltà dei costruttori a consegnare il nuovo, l’usato in buono stato diventerà una rarità», ha aggiunto Mitteregger. E infatti dall’inizio dell’anno il prezzo delle occasioni è aumentato significativamente. Ad aprile, l’indice di mercato di Autoscout24 ha segnato un prezzo medio di 26 708 franchi per occasione. A febbraio, invece, erano a quota 25 367. Per Maurice Acker, National Sales Director di Autoscout24, l’incremento del 5,3 percento è direttamente riconducibile al coronavirus: «Le crisi passate ci hanno insegnato che i veicoli a buon prezzo si vendono anche in situazioni eccezionali mentre quelli costosi registrano tempi di fermo più lunghi. Se ora si vendessero perlopiù occasioni a buon mercato e le vetture di fascia alta restassero ferme, il prezzo medio salirebbe». Acker dà però per scontato che i prezzi registreranno un nuovo calo, seppur leggero, verso l’autunno, periodo in cui in genere si vendono più veicoli.

Ma torniamo al nuovo. Per Miteregger, la guerra degli sconti che Bratzel vede incombere sul ramo servirà a poco: «Viste le difficoltà nelle consegne l’offerta si dirada. È insensato introdurre incentivi generosi alla vendita solo per piazzare un paio di auto alla svelta». Lo smentisce Keigel, secondo cui le rimesse sarebbero piene: «Prima o poi i veicoli in stock devono essere piazzati. Ciò avviene intervenendo soprattutto sul prezzo. Abbassare i prezzi, però, vuol dire ridurre il profitto dei concessionari».

Il fatto che ci siano forti pressioni a vendere molti veicoli nuovi in tempi possibilmente brevi è riconducibile anche ai programmi di incentivazione di molti importatori. I relativi bonus dipendono fortemente dal numero di auto piazzate.

«Chi non riesce a venderne nemmeno una in due mesi, se ne accorge», afferma Markus Aegerter. Per questo si preoccupa in particolare per le aziende più grandi che puntano sul nuovo. «I piccoli garage che invece si concentrano più sulle attività dell’autofficina hanno sofferto meno durante il lockdown. La maggior parte delle autofficine ha lavorato sodo. Chi poi sa gestire bene le occasioni può compensare parzialmente le vendite mancate e la relativa perdita di entrate».

In conclusione: durante la pandemia di coronavirus, i tempi non sono interessanti per tutti.
 
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