Garage non ha investito milioni invano
Per diversi decenni un'officina era stata concessionaria e centro di assistenza autorizzata per veicoli BMW e Mini. BMW le aveva anche prospettato un ampliamento dei rapporti commerciali. Per questo motivo l'officina aveva effettuato investimenti milionari. Successivamente BMW aveva interrotto inaspettatamente la collaborazione senza offrire una soluzione transitoria adeguata. L'officina si è opposta alla decisione dell'importatore, ha portato il caso dinanzi alla Commissione della concorrenza (Comco) e ha fatto valere che dipendeva dal proseguimento dei rapporti commerciali con BMW per ammortizzare gli investimenti citati.
La Comco ha esaminato diversi scenari
Nella sua valutazione, la Comco ha effettuato numerose detrazioni dall'importo dell'investimento fatto valere dall'officina, ad esempio per ammortamenti o investimenti insufficientemente motivati, e ha anche esaminato diverse alternative a disposizione dell'officina. Tra queste figuravano anche la rinuncia totale alla vendita di auto nuove BMW e Mini, la vendita di auto nuove di altri fornitori diversi da BMW, la vendita di auto usate di marche diverse o un'attività commerciale al di fuori del settore automobilistico. Alla fine, la Comco è giunta alla conclusione che le alternative per l'officina non erano presumibilmente ragionevoli. Le alternative avrebbero comportato una perdita di fatturato e di utili nei settori delle auto nuove, delle auto usate e dell'officina, e tali perdite non sarebbero state sufficientemente compensate dalle alternative. Allo stesso tempo, gli investimenti dell'officina sarebbero stati in gran parte o completamente ammortizzati in caso di ricorso alle alternative e sarebbero stati necessari nuovi investimenti elevati.
Un precedente per il settore dei garage
«La comunicazione della Comco è indicativa per il settore: dimostra chiaramente che determinati comportamenti nei confronti dei garagisti devono essere considerati illegittimi», spiega Tahir Pardhan, dell'UPSA, Sezione Diritto e Politica.
«Il caso sottolinea inoltre l'importanza della protezione degli investimenti e di partnership affidabili nel settore automobilistico, non da ultimo per la loro rilevanza sotto il profilo del diritto antitrust. Accogliamo con grande favore il fatto che sia stato possibile trovare una soluzione per l'officina interessata», aggiunge il giurista dell'UPSA.
Raggiunto un accordo con BMW
Nel corso dell'indagine della Comco, BMW e l'officina hanno concordato una proroga temporanea dei loro rapporti commerciali. BMW ha così eliminato i dubbi della Comco in materia di diritto della concorrenza, che ha quindi archiviato il procedimento. Tuttavia, secondo una valutazione sommaria della Comco, il comportamento di BMW sarebbe stato presumibilmente illecito, poiché l'officina non disponeva di alternative ragionevoli, dipendeva da BMW ed era quindi soggetta al potere di mercato relativo dell'importatore. La Comco è quindi giunta alla conclusione che, senza l'adeguamento del proprio comportamento, BMW avrebbe presumibilmente violato la legge sui cartelli e ha condannato l'importatore al pagamento delle spese procedurali.
La decisione della Comco può ancora essere impugnata dinanzi al Tribunale amministrativo federale. Tuttavia, poiché nel frattempo il garage e l'importatore hanno concordato una proroga temporanea del contratto, ciò sembra improbabile.